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Paolo Monti

la Ricerca


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La ricerca, in linea generale, altro non è che la graduale acquisizione, da parte di un fotografo, di uno o più  percorsi espressivi consoni alla sua creatività e di uno stile con cui esprimerli.

Nel caso di  Paolo Monti, artista eclettico come pochi, intendiamo porre sotto il termine ricerca tutta quella produzione che esula dai percorsi più noti  e che in certi risultati viene più giustamente  definita “ sperimentalismo” , come nel caso dei “chimigrammi” e delle altre immagini “off camera”.

Gli esempi riportati in queste pagine compendiano alcuni degli argomenti affrontati da Monti nel corso degli anni ’40, ’50 e primi anni ’60.

Fermo restando che, a nostro modesto parere, il miglior Paolo Monti rimane quello della lettura architettonica e paesaggistica, anche la “ ricerca” offre motivi di estremo interesse per approfondire e completare l’indagine sulla personalità di un Autore che, forse unico nell’immediato dopoguerra, si cimenta non solo con la produzione fotografica più avanzata ma anche con le nuove istanze figurative che proprio a Venezia avevano trovato ampio risalto (la Biennale del 1948, la collezione Guggenheim, il “Fronte Nuovo delle Arti”, etc.).  

La selezione che presentiamo non comprende alcuni dei capolavori di quel periodo, pur presenti nell’Archivio Storico; abbiamo preferito dare spazio a molte immagini poco note o addirittura inedite che altrettanto esemplarmente illustrino i percorsi intrapresi e i risultati, spesso eccellenti, raggiunti. Naturalmente, sono visibili gli echi degli orientamenti fotografici contemporanei da Otto Steinert,  (foto n°1) a Minor White (sassi, edera) , a Wynn Bullock (radici) ma fortissimo è il cimento con l’arte figurativa - Mark Rothko, Emilio Vedova, Jackson Pollock, Franz Kline (chimigrammi) -.

Un discorso a parte meritano gli  “still life“ spesso eseguiti nello studio del cognato Carlo Cocquio o nella soffitta di Cannaregio ; appaiono evidenti i richiami ortogonali di Piet Mondrian cui Monti talvolta aggiunge uno dei tanti “ leit motiv” a lui cari, in questo caso le foglie di aralia.

In linea generale, Monti scompone la realtà oggettiva, anche la più umile, per restituirci una forma nuova in cui sia comunque riconoscibile la natura originale e apprezzato l’intervento fotografico.

Per ultimo presentiamo uno dei rarissimi “nudi“  inediti di Monti ; anche in questo caso appare interessante il confronto corpo-anfora, con un effetto-luce di taglio espressionista piuttosto insolito.


By research we mean, broadly speaking, a photographer’s gradual acquisition of one or more expressive paths and the choice of a style to represent them.

As for Paolo Monti, a widely eclectic artist, the term “research” defines a production which lies outside his better known work and in some cases can be more correctly defined as experimental (see the “chimigrams” and other “off camera” images).

The examples in these pages outline themes dealt with by Monti during the 40s, 50s and early 60s.

Though, in our opinion, Monti is at his best in the field of architecture and landscape, his research work is of great interest to investigate the personality of an artist who, since the early post-war years, engaged in the most advanced instances of photography as well as figurative art emerging on the Venetian scene (the 1948 Biennale, the Guggenheim collection, the “New Arts Front” and so on).

The present selection does not include masterpieces of that period which are kept in our Historical Archive: we have chosen to present lesser known or unpublished  images which nevertheless illustrate Monti’s developments and excellent results.

Echoes of contemporary photographers are present, from Otto Steinert (photo 1) and Minor White (rocks, ivy) to Wynn Bullock (roots) but very strong is the reference to figurative art (Mark Rothko, Emilio Vedova, Jackson Pollock, Franz Kline (chimigrams).

A subject apart is his “still life” production, influenced by Mondrian’s geometries to which Monti sometimes adds one of his recurrent leit motifs, like Aralia leaves.

In general, Monti takes objective reality apart to rebuild a new form in which both its original nature and the photographic process are still recognizable.

Finally, one of  Monti’s rare unpublished nudes is presented here, showing an interesting body/amphora relationship and an unusual light effect of expressionistic character.

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