la Gondola

Circolo Fotografico

BRUNO ROSSO

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Note biografiche

“Senta Rosso, vuol entrare a far parte della Gondola? L'abbiamo fondata ieri..”.
Così Monti si rivolse a Bruno Rosso il 3 gennaio 1948; un invito che non si poteva rifiutare e che, in parte, cambiò la sua vita.
Rosso ci esibisce la tessera sociale con il numero 6, datato appunto 3 gennaio 1948, il più vecchio documento del Circolo pervenutoci.
A novantacinque anni, lucido e inappuntabile, la sigaretta sempre accesa, Rosso un'autentica memoria del Circolo.
Racconta di Ferruccio Leiss che gli insegnò le alchimie per ottenere il famoso tono alto, ricorda i tanti concorsi vinti (un A.Fiap) e le sue foto più famose come “Nevicata in Piazza San Marco” che fu acquistata da tanti musei americani, MOMA compreso.
Ci parla di Monti, di Bolognini, degli amici perduti, di un'epoca di attese e di speranze dopo la tragedia della guerra.
La voce un po' si affievolisce mentre sfiora la Rolleicord che all'epoca era un must per i soci del Circolo.
“Si doveva usare il 6x6 perché così dopo ci consigliavamo sui tagli da fare..”
Rosso lavorava alla CIT, la compagnia di viaggi che aveva sede sotto le Procuratie Nuove in Piazza San Marco; un osservatorio privilegiato poiché non c'era evento che sfuggisse alla sua macchina con il colpo sempre in canna.
Il destino volle che in quella Piazza convergessero tanti dei protagonisti della storia della Gondola: i fratelli Pambakian, Alfredo Bresciani, direttore del negozio Olivetti, Gino Bolognini, funzionario delle Generali, Luciano Scattola, dipendente di banca e poi Paolo Monti che attraversava la Piazza per andare al lavoro all'Accademia.
Altra gente, altri tempi.
Serate di lunghe discussioni su Cartier- Bresson e Hajek Halke, sui toni alti e sul low key di Otto Steinert, un infinito stop and go sotto i lampioni che si protraeva sino a notte inoltrata, tutte cose che sino alla fine della guerra non si potevano fare.
Era la libertà insomma, e forse il piacere di goderla è stato l'elisir che ha aiutato Bruno Rosso a giungere sino a noi per raccontarla.

Manfredo Manfroi