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Giovedì 8 novembre 2012 alle h. 17 presso
il Salone della Cassa di Risparmio di Venezia, campo San Luca, avrà
luogo l'inaugurazione della mostra a cura del Circolo Fotografico La
Gondola.
La mostra comprendente 36 stampe originali provenienti dall'Archivio
Storico e dal fondo familiare proseguirà fino al 6 dicembre con
orario di sportello
A distanza di venticinque anni dalla
scomparsa, la Gondola e la famiglia onorano la memoria di Roberto
Capuis (1939-1987) con una retrospettiva che comprende alcune tra le
sue migliori immagini.
Fotografo non molto prolifico ma costante
in questa passione nata nella giovinezza e coltivata sino alla
scomparsa, entrò a far parte del Circolo nel 1969, già in possesso
di una notevole capacità tecnica ed espressiva.
Ciò gli consentì di ottenere immediati
consensi specie con il racconto “L'uomo e la vite” (1970) in cui,
con felice parallelismo, accostava la figura aspra e tormentata del
contadino al tronco e ai tralci della vite, una simbiosi di vita e
di lavoro.
Il racconto per immagini fu
caratteristica prevalente della produzione di Capuis, segno di una
maturità autoriale che non si affidava agli scatti estemporanei ma a
progetti di volta in volta prestabiliti.
Lo sguardo si rivolgeva spesso alla sua
Venezia e al Lido dove abitava; assai interessante il brano su via
Lepanto (1985) dove la piccola cronaca rionale assume quasi veste di
memoria definitiva su di un tempo irrimediabilmente concluso.
Delizioso il “pedinamento” di una delle
figure più caratteristiche della Venezia che fu, il “ganzer” ovvero
l'uomo che, in cambio di una piccola offerta si adoperava per far
accostare alla riva gondole e “lance”; un lavoro da anziani, in
questo caso il diseredato “Nane ganzer” di cui Capuis segue, con
bonaria partecipazione, i movimenti nell'arco di una giornata.
La forza
rievocativa appare anche in altre immagini veneziane: la pesca a
strascico, i bragozzi, la laguna, raccontati senza enfasi né
compiacimenti estetizzanti ma con semplice e genuina partecipazione.
Molto efficaci anche i reportages,
risultato dell'attenzione che l'autore, durante i suoi viaggi,
poneva all'ambiente che lo circondava; interessanti le immagini del
Sud, secondo la linea che era stata cara ai grandi autori del
dopoguerra, alla ricerca di realtà sociali spesso misconosciute.
E infine, la cosiddetta ricerca; sotto lo
stimolo del Circolo che sul finire degli anni '80 cercava nuove vie
espressive dopo i successi del passato, Capuis, assieme ad altri
soci si cimentò in percorsi inediti (almeno per la Gondola)
costituendo con l'occhio fotografico nuove forme e nuovi paesaggi.
La corteccia di un albero, un'allineata
di bicchieri, la scomposizione di un volto segnano un interessante
episodio nella produzione di Capuis e la conferma di un eclettismo
creativo di assoluta qualità.
Con la sua prematura scomparsa, venne
meno alla famiglia un sostegno amoroso quanto indispensabile
togliendo nello stesso tempo alla Gondola uno dei Soci migliori non
solo sul piano della produzione fotografica ma anche su quello dei
rapporti umani, caratterizzati sempre da grande signorilità e
rispetto per gli altri; perciò questa mostra, oltre che un doveroso
riconoscimento al valore del fotografo, intende essere segno di
calorosa memoria per quanti, familiari, amici, soci del Circolo, lo
conobbero e lo apprezzarono.
Manfredo Manfroi
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Biografia
Roberto Capuis nasce il 20 maggio 1939 a
Venezia dove studia e si diploma in ragioneria. Negli anni sessanta
si trasferisce al Lido con la famiglia. La madre Alba è ricordata da
molti lidensi per aver insegnato lettere alla scuola media Vettor
Pisani. Impiegato alla SIP e per anni capo ufficio nella sede di
Campo San Luca, Roberto eredita dal padre Paolo il gusto per
l’avventura, i viaggi e lo sport. Autodidatta per principio,
frequenta sin da bambino la montagna, a piedi e sugli sci. Conosce
il mare a bordo dell’Ippocampo, il due alberi in teak considerato
allora una delle più belle barche del diporto velico di Venezia. A
soli sedici anni raggiunge la Germania in solitaria in bicicletta.
Roberto inizia a fotografare da ragazzo con le macchine del nonno
alpinista Cesare Capuis, cui è intitolato il CAI di Mestre. Usa
inizialmente la Pentax e poi come seconda macchina la Praktica. Nel
1969 si iscrive per circa un quinquennio al Circolo Fotografico “La
Gondola” per poi ritornarvi definitivamente nel 1980. Fidanzato
con Bianca Lagomarsino, poi moglie e compagna di vita, attraversa
con lei le Alpi in Lambretta. Dopo la nascita delle due figlie,
Francesca e Roberta, il viaggio avventuroso prosegue a bordo della
“Ucci Ucci”, piccola roulotte trainata inizialmente da una Fiat 128
e poi da una più adatta Opel Rekord 2000. I minuziosi diari di bordo
affiancano gli album di famiglia che, con foto rigorosamente in
bianco e nero sviluppate nella sua camera oscura (il ripostiglio di
casa!), documentano passaggi di vita, racconti di viaggio e
ricerche. La malattia coglie Roberto e Bianca ancora giovani.
Indissolubilmente legati, se ne vanno a soli tre anni di distanza.
In vita Roberto ha lasciato parte del suo fondo a “La Gondola”;
a venticinque anni dalla morte le figlie hanno voluto ricordarlo
donando all'Archivio Storico del Circolo il resto dell’intera sua
opera (per un totale di 130 stampe e qualche migliaio di negativi).
La
mostra è stata realizzata grazie alla disponibilità della Cassa di
Risparmio di Venezia Spa
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In questa mostra la selezione è stata
curata dal Presidente Manfredo Manfroi e dal responsabile
dell’archivio Aldo Brandolisio a cui vanno i nostri più sentiti
ringraziamenti. Francesca e Roberta Capuis
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