Bio Data
E’
stato più volte citato da Turroni nel fondamentale volume “La nuova
fotografia italiana” ed appare con una sua fotografia nel recentissimo
libro “Gli anni del Neorealismo” edito dalla FIAF.
L‘immensa fortuna di essere nato a Venezia,
dove vive, il 30 dicembre 1932 sensibilizza la sua visione verso le cose belle, stimolandolo a cercare
quel qualcosa che permettesse di memorizzare per sempre la Città e la
sua vita quotidiana.
Da questo nasce la sua passione per la
fotografia in cui muove i primi passi da autodidatta.
Nel 1953 acquista la prima macchina
fotografica, una Kodak Retinet ottenendo da subito, con alcune immagini
sulla vita della Città, dei piccoli ma significativi riconoscimenti.
Grazie alla fotografia, fa amicizia con
Enzo Chiurlotto, grande appassionato di tecnica fotografica, che lo
stimola ad impegnarsi di più e viene presentato, nel 1954, al Circolo
Fotografico “La Gondola” dove subito fraternizza con Gianni Berengo
Gardin e Bepi (Giuseppe) Bruno.
Lo stimolo è forte e si rende conto
dell’importanza (di allora) di usare un formato più grande….ma i mezzi
economici sono quel che sono. Acquista così una Photina Reflex 6x6.
Presidente l’Avv. Giorgio Giacobbi, di cui
diventerà grande amico qualche anno dopo, e spendendo molto tempo libero
assieme a Bepi Bruno, Carlo Trois e rispettive mogli si iscrive nel
1956, tessera n° 65, al Circolo Fotografico la Gondola.
I primi passi in camera oscura li fa a
casa di Enzo Chiurlotto con un ingranditore costruito dallo stesso (una
scatola di legno dipinta internamente ed esternamente in nero e un
soffietto con obiettivo fisso tolto da una vecchia macchina
fotografica).
Nel 1955, con i primi risparmi acquista
una Rolleicord nello storico negozio dei Mavian, proprio il luogo dove
si incontrano i soci della Gondola.
Dopo i primi successi ottenuti con le
fotografie realizzate in un viaggio al Sud (allora molto di moda tra i
fotoamatori) si organizza una camera oscura con un ingranditore Durst
609.
Nel 1958 incontra Carla con la quale si
fidanza e per la circostanza, riceve in regalo una splendida Leica IIIb
del 1938 che usa ancora.
Partecipa attivamente alla vita del
Circolo sia confrontando la sua produzione fotografica con quella degli
altri Soci, sia ottenendo ottimi risultati nei concorsi in Italia ed
all’estero (all’epoca i concorsi erano l’unico modo per farsi conoscere
e, piccola curiosità, l’unico modo per diventare Soci effettivi del
Sodalizio. Lo statuto prevedeva che si rimanesse aspiranti Soci fino a
quando non si fosse stati ammessi ad un Concorso Fotografico Nazionale o
Internazionale.
Nel 1961, all’uscita di Giorgio Giacobbi
dal Circolo, si crea una frattura interna tra elementi d’avanguardia
(Berengo Gardin, Bruno, Trois, ed altri) e elementi più conservatori
capeggiati da Libero Dall’Agnese. In questo frangente si prodiga,
assieme a Carlo Mantovani, per evitare una scissione e assume
provvisoriamente la Presidenza del Circolo, purtroppo senza fortuna. Nel
‘62 avviene infatti la temuta scissione ed i migliori fondano il Circolo
Fotografico “Il Ponte”. Dopo ulteriori tentativi di riavvicinamento,
abbandona la Gondola per stare con gli amici di sempre.
Fallito l’esperimento del “Ponte”,
impegnato nel lavoro e diventato padre di due bambini, progressivamente
rallenta l’attività fotografica fino al punto di vendere la camera
oscura, immergendosi quindi nell’ibernazione fotografica.
Comunque continua a fotografare senza
impegno e senza partecipare più a mostre o concorsi.
Il risveglio avviene nel Marzo del 1998
quando il Presidente della “La Gondola” Manfredo Manfroi lo invita a
mostrare alcune delle sue vecchie glorie in una serata a lui dedicata,
in cui presenta circa 60 fotografie vintage.
L’accoglienza è molto calda e nell’autunno
successivo comincia a partecipare alle serate del Circolo.
Ma l’impatto con la nuova “Gondola” è
molto duro, si rasenta l’incomprensione. Si chiude a riccio e devono
passare altri due anni prima che ricominci a fotografare in modo
dignitoso.
Il suo modo di fotografare si era
ovviamente consolidato anche sulla scorta dei numerosissimi successi, e
mai si sarebbe sognato di poterlo mettere in discussione.
Alla “Gondola”, che ha ripreso a
frequentare con assiduità, si accosta con timore e sospetto a quella che
gli viene presentata come nuova fotografia, un approccio più moderno,
così lontano dai suoi schemi. Gli sembra impossibile poter modificare
una vita intera di fotografia, rimuovere le certezze sedimentate in
tanti anni di onorata “militanza”.
Tuttavia il partecipare ai dibattiti sulle
foto altrui (al Circolo quando un Socio o un autore ospite presentano
delle immagini, tutti sono caldamente invitati ad esprimere il loro
parere), lo allena poco a poco anche a mettere in discussione le sue
convinzioni. Non rinnega il passato, che tante soddisfazioni ed emozioni
gli ha regalato, ma crede di aver carpito, da questo nuovo modo di
vedere che gradatamente al Circolo gli stanno instillando, un metodo
indolore per rinnovarsi senza dimenticare.
Non a caso alcuni ancora vedono, nei suoi
scatti di oggi, un certo stile “Bacci”, il suo modo di sempre di
interpretare la fotografia, ma riesce a cogliere in questi nuovi
esperimenti, una ventata di “modernità” di cui francamente non si
credeva capace.
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